Finalmente le forze armate ucraine stanno avendo successo nella loro controffensiva: in pochi giorni sono stati liberati paesi e città tra cui Izyum, Kupiansk, Balakliya e Shevchenkove; si combatte sino alla periferia di Donetsk, tanto che il presidente della autoproclamata repubblica sarebbe fuggito, seguito dai suoi in fila indiana. Esiste anche una mappa animata. Addirittura non si sa più dove mettere i prigionieri di guerra russi.
In Russia deve regnare un certo malcontento, tanto che, informa il sito "Today", "questa settimana il municipio di San Pietroburgo ha mandato una formale
richiesta alla Duma di arresto per tradimento contro Putin".
Deve regnare anche un certo nervosismo, visto un post apparso sui canali "social" del sempre più incredibile ex presidente russo-putiniano Dmitri Medveded, dove si affermava che Georgia e Kazakistan sono "stati artificiali", creati dalla Russia e che andrebbero riannessi (loro ed altri).
Se sulla Georgia, che meriterebbe un post a parte, si può dire che ha una antica tradizione, più della Russia, il Kazakistan (che in italiano è stato anche detto Cazacchia) è stato pure accusato di genocidio del popolo russo, altra bufala già sperimentata per il Donbass.
La colpa del messaggio, rimosso non si sa se per ripensamento o per ordini superiori, è stata data a fantomatici hacker, ma nessuno ci crede. Vale la pena ricordare che in aprile un altro messaggio fu frettolosamente rimosso: si trattava dell’Assemblea legislativa della Regione di Krasnoyarsk, vasta regione siberiana, che intendeva espropriare i
prodotti agricoli dell’area occupata di Cherson (cosa che ricorda l'Holodomor qui sotto citato).
Come si ricorderà, anche per l'Ucraina i russi affermano in malafede come non sia mai esistita. Allontanandosi da dichiarazioni scollegate dalla realtà, bisogna ricordare il vero genocidio, l'Holodomor, una carestia artificiale provocata da Stalin con requisizioni di grano, a cui si aggiungevano deportazioni, fucilazioni e proibizione per i contadini di emigrare nelle città, lasciandoli a morire di fame per strada. Come riporta Wikipedia, "negli anni quaranta Stalin disse al primo ministro inglese Winston Churchill che erano stati messi sotto accusa 10 milioni di kulaki, e che "la gran massa era stata annientata", mentre circa un terzo era stato mandato nei campi di lavoro". Nel 1932-33 questa politica criminale fece milioni di morti in Ucraina, Kuban, Russia meridionale e Kazakistan.
In quest'ultimo paese le collettivizzazioni forzate portarono ad 1,5 milioni di morti, un terzo della popolazione, addirittura morì il 70% dei bambini; 340.000 persone emigrarono nei paesi confinanti.
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I kazaki dal 60% passarono al 38% degli abitanti nella loro stessa repubblica, rimanendo una minoranza fino agli anni Novanta. Questa strage viene chiamata anche "Genocidio di Goloshchyokin", dal nome di Filipp Goloshchyokin, colui che portò il modello sovietico in zona. Giusto per ricordare chi ha compiuto il genocidio, anche se, senza vergogna, si afferma che i genocidi siano i kazaki.
Naturalmente anche qui come dovunque arrivarono coloni russi, nel nord del paese:
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Ora, il sito "L'Indro", riguardo il sopracitato attacco di Medveded riporta: "(...) in precedenza i suoi politici e cittadini comuni avevano ripetutamente sentito cose del genere dalle labbra di altri alti ranghi della Russia funzionari e parlamentari. (...) basterebbe citare un solo nome: Vladimir Putin" e così via, tra ordini di Putin ai kazaki di servire gli interessi russi e politici russi che definiscono lo stato kazako "un regalo della Russia e dell'Unione Sovietica" ed i kazaki "spazzatura" (come dicono i soldati russi agli ucraini entrando armi in pugno nelle loro case) e "senzatetto" senza diritti sulla propria terra, e via di razzismo, arrivando alla frase "rivendicazione territoriale diretta" sul Kazakistan.
In gennaio il presidente kazako Tokayev aveva chiamato le truppe russe a ristabilire l'ordine dopo una rivolta, ma dopo l'invasione dell'Ucraina ha cominciato a prendere le distanze, rifiutandosi di appoggiare l'annessione di Crimea e Donbass alla Russia. Tra le reazioni negative in Russia, riporta il sito asianews, c'è quella del vice presidente della Duma di Stato, Konstantin Zatulin, che "ha velatamente minacciato che “se c’è amicizia e collaborazione, allora non sorgono questioni territoriali, altrimenti si può ripetere per il Kazakistan quello che è successo in Ucraina”", aggiungendo che la Russia blocca il gas kazako e il Kazakistan il carbone russo.
In Kazakistan si teme che la Russia possa invadere il paese ed annettersi come minimo il nord, e come massimo tutta la repubblica. E le dichiarazioni di Medveded sembrano replicare i giorni precedenti l'attacco all'Ucraina.
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